Ufficio visti
Più aumentano gli episodi come quello di Manchester più quelli che ci aspetteremmo da miliardi di musulmani pacifici, ed in particolare da quelli che sono in Europa, è una scelta di campo quasi militante. E’ quel che fa da anni a Parigi l’Institut du Monde Arabe dimostrando che si può lavorare per l’integrazione e mobilitare contro la jihad senza che questo minimamente significhi svendere la propria anime e identità, che anzi l’Institut si attiva per valorizzare e far conoscere.Nella mostra “Tesori dell’Islam in Africa. Da Timbuctu a Zanzibar” è un sollievo persino osservare gli ipnotici video che mostrano un fervore canoro nelle cerimonie religiose privo di rancore, gioioso, quasi da gospel. Ed è un sollievo contemplare l’impegno costante degli artisti contemporanei islamici in prima fila nel raccontare, con il linguaggio dell’arte, i frutti velenosi dell’indottrinamento jihadista.
Anche la parallela mostra sui capolavori della fondazione Barjeel sembra più orientata a illustrare le somiglianze con l’occidente che le differenze, nella comprensione che questo reclama il momento storico. Con l’animo pacificato ci si può così abbandonare al puro godimento estetico e ai mille anni che vi sono racchiusi.
The Islamic Treasures of Africa
Parigi
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