Il sorriso di un bambino ci salverà: JR alle Gallerie d’Italia

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Ufficio Visti


L’aggettivo semplice ha assunto nei nostri tempi uno statuto discutibile, finendo quasi sinonimo di semplificatore: un rifiuto della complessità. Nella sua versione più nobile, praticata da un artista, da un atleta o da un insegnante, la semplicità consiste invece nel far apparire facili e immediate cose che sono difficili, senza snaturarle e dunque senza arretrare di un passo davanti alla loro complessità.

Jean René, noto con lo pseudonimo di JR, è dotato di tale qualità: la sua arte ha una dimensione profonda, che si rispecchia nella vastità della struttura organizzativa che serve per allestirla, e però si esprime con stilemi e forme dirette e coinvolgenti: anche perché il coinvolgimento è una parte delle opere. All’inizio della mostra ospitata dalle Gallerie d’Italia a Torino c’è un lungo video in cui JR racconta intenzioni ed esecuzione con la sua simpatia e affabulazione, e con questa semplicità naturale priva di sovrastruttura. Lo ascolteremo ancora in alcuni video di una sala interna, con schermi messi di seguito uno all’altro in cui JR introduce i luoghi (tutte zone di guerra) dove ha realizzato le cinque macrofotografie che compongono l’essenza della mostra Déplacé-e-s, e le immagini, componendo un itinerario che si sviluppa visivamente tra continuità e strappo in un felicissimo equilibrio di inquadrature e montaggio.

Che tipo di artista è JR? Ormai quasi inclassificabile: dava qualche problema già ai suoi esordi, quando nella banlieue fotografava gli street-artist di notte e poi ne affiggeva le foto gigantizzate nelle vie di Parigi. Oggi, oltre che “attivista urbano” (secondo una sua definizione) è fotografo, cineasta, performer, producer, creatore di installazioni sul territorio, scenografo, potente organizzatore. Se a tutto questo, che puntualmente sfocia in un risultato estetico unitario e incantevole, aggiungiamo la militanza politica (nel senso più alto che l’espressione “politica” può rappresentare”) dobbiamo constatare che la sua figura è forse unica, e non stupisce che metta d’accordo la critica e le platee pop. Il percorso di Déplacé-e-s consiste in questo: prima il viaggio in cinque posti toccati o sfiorati dalla guerra e dai conseguenti flussi migratori – Ucraina, Ruanda, Colombia, Mauritania e Lesbo; poi, lì sul posto, la produzione di macrofoto di bambini sorridenti stampate su enormi teli; infine la performance, perché quegli stessi teli per essere visibili dall’alto hanno bisogno di venire tesi da decine o centinaia di persone, che in questo modo partecipano a un progetto comune. A Torino non solo si celebrano nei video e nelle riproduzioni questi passaggi, ma il giorno prima dell’inaugurazione si è svolta un’altra performance nella quale 1400 persone hanno unito le cinque immagini, come in un abbraccio.

La monumentalità delle opere di JR è segnata dalla loro transitorietà – si pensi alla progressiva cancellazione delle grandi fotografie sulla strada per l’azione degli agenti naturali – e, in una sala della Gallerie, tale caratteristica viene a sua volta esposta metaforicamente, grazie a un dispositivo che vede i visi dei bambini lentamente scomparire e poi ricomparire, con un effetto suggestivo di sospensione del tempo che ricorda le atmosfere create da Boltanski. Quel che deve rimanere vivo, nella prospettiva di JR, è il cambiamento nell’animo delle persone. Che questo cambiamento possa produrlo il volto fa di JR il traduttore artistico della filosofia di Emanuel Levinas.

JR. Déplacé-e-s

Gallerie d’Italia, Torino

Fino al 16 luglio 2023

Di |2023-08-04T10:45:26+01:0015 Giugno 2023|Ufficio visti|

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