Ufficio visti
Quando si fotografa Napoli (o la si racconta) è difficile allontanarsi dagli stereotipi. Si tende a cadere nell’oleografia oppure nello scandalismo, come se ci fosse un’irresistibile attrazione gravitazionale verso gli opposti.Poche cose zavorrano la città quanto l’eterna semplificazione del reale, nella quale finiscono per crogiolarsi i suoi personaggi, persino quelli negativi.
Benvenuta una fotografa come Roberta Basile che aggira una simile barriera estetica e mostra le contraddizioni senza moralismo. Un realismo sociale che il bianco e nero rende più intenso. E un bel titolo per la raccolta (2013-2106), “Noi vivi”, che ben illustra alcune foto “movimentiste” (in senso sociale ma pure stilistico) e soprattutto la riproduzione di una parete dentro un tunnel sotterraneo su cui la scritta venne tracciata durante i ricoveri dai bombardamenti.
Meritevole il contesto che ospita le foto, “Portfolio Italia- Gran Premio Hassenblad”, a Bibiena fino al 5 febbraio, che chiude una manifestazione itinerante organizzata dal Centro Italiano della Fotografia d’Autore.
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