Si dice che nello studio di Rodin, ai primi del Novecento, ci fosse un via vai pazzesco e che le donne, vezzose aristocratiche come prosperose lavandaie, facessero praticamente la fila per posare nude al cospetto dell’artista.
Il quale, per osservarle con criterio, ometteva anche di guardare il foglio su cui disegnava,lasciando che la matita vibrasse secondo impulsi emotivi. Poteva allora capitare, per via di questo pressappochismo sul punto di partenza, che al momento di aggiungere una gamba o un braccio il lato del foglio fosse esaurito. Poco male: Auguste riprendeva dalla parte opposta, se non sul retro, come se l’unico tabu, rispetto al fluire libidico, fosse quello di estrometterlo. I disegni non erano affatto preparatori alle sculture, bensì pensati e realizzati come opere a se stanti. Rodin ci lavorò con continuità negli ultimi trent’anni di vita e il risultato è non meno emozionante delle statue. Sono figure femminili, chiamate soltanto a esprimere la loro sessualità, sottratte a qualsiasi sfondo e contesto: quasi mai c’è un oggetto, neppure il letto sul quale frequentemente sono stese. Queste donne, per capirci, non mascherano la pruderie dietro la contingenza di un’azione ammiccante: non si pettinano né si specchiano, non si spogliano mentre vanno a coricarsi o si destano, non sbadigliano né guardano fuori dalla finestra. Si esibiscono, si masturbano, si titillano, copulano. La linea dei corpi si dissolve, mobile e stilizzata. Ma miracolosamente trova un argine nella solidità della forma e nella nettezza plastica del gesto, capolavoro di acrobazia che poteva riuscire solo a un grande scultore. In alcuni acquerelli il colore va a confluire sugli organi genitali. Il suo rosso non è quello tragico dell’angoscia espressionistica. un rosso umorale-mestruale, serenamente rappresentativo della biologia femminile. Il tutto è un invito alla disinibizione, tanto programmatico da risultare ingenuo. O anche un’ode al godimento, visto in primo luogo come atto di natura, ma spogliato di ogni perturbante animalità. Non sappiamo quanto sentimento ci sia dietro ogni carezza, ma intuiamo che quei corpi sono in grado di accoglierlo e percepirlo, e tanto basta a scacciare ogni pericolo di volgarità..
(Remo Bassetti, La Stampa 22/2/2007)
Votazione finale
I Giudizi
Perfetto
Alla grande
Merita
Niente male
Né infamia né lode
Anche no
Da dimenticare
Terrificante
Si salvi chi può
Scrivi un commento