Mi spiaggerò come balena assente
sul rovente sudario mentre l’ocean
si rifarà daccapo di gran lena.
Per cena sputerò Giona dal ventre
ragionerò l’assurdo dell’acquario.
Mi spiaggerò come balena triste
ponendo fine a spregi e avvistamenti
di dorsi e pinne da occhi di turisti.
Depennerò il disordine e la rabbia
provvista di salsedine e di sabbia.
Mi spiaggerò come balena bolsa
prendendo l’orizzonte per rincorsa
sull’onda moribonda rimbalzante.
Cospargerò con l’olio e l’ambra grigia
chi senza piaggeria piange nell’ombra.
Mi spiaggerò come balena bianca
sfiancata dai ramponi e le correnti
dall’angherie d’Achab, trasalimenti.
Imiterò la pioggia che s’allena
a cessare in pozzanghera dal branco.
Mi spiaggerò stremato capodoglio
gli sfiatatoi ostruiti dal cordoglio
cetaceo ch’ora assolta spoglia tace.
Spariglierò con l’estremo zampillo
le prue che solcan mari tra gli scogli.
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